Abbigliamento ed emancipazione femminile

Probabilmente se pensiamo ad un capo d’abbigliamento che rappresenta l’emancipazione femminile, ce ne vengono in mente due: i pantaloni e le minigonne.

I pantaloni sono entrati nel guardaroba femminile non prima dell’Ottocento. E comunque non in tutte le classi sociali. Il pantalone era infatti indossato dalle donne lavoratrici, per una maggiore comodità e praticità nei movimenti. Si sono poi ampiamente diffusi a partire dalle grandi guerre.

Per quanto riguarda le minigonne, la storia è molto più recente. L’invenzione della minigonna risale agli anni ’60 e la stilista britannica Mary Quant ne è in tutto il mondo riconosciuta come la creatrice, grazie all’ispirazione che aveva avuto dalla modella Twiggy.  

E quando la minigonna chiama, André Courrèges risponde. Lo stilista francese ha infatti permesso di abbattere le barriere tra guardaroba maschile e femminile introducendo lo stivale al ginocchio anche per le donne. Fino agli anni Sessanta, infatti, gli stivali erano utilizzati solo dagli uomini. Le donne li indossavano anche prima, certo, ma per esempio in casi di cattivo tempo e mai come un oggetto di moda. Gli stivali alti di Courrèges si abbinavano alla perfezione con le gonne corte: più le gonne si accorciavano, più gli stivali diventavano alti (anche oltre il ginocchio!), diventando così un vero simbolo della liberazione femminile.

Gli stivali di André Courrèges

Tornando ai pantaloni, vi vorrei raccontare un divertente aneddoto.

Siamo nel 1938, sul set del film “Susanna!” (titolo originale “Bringing Up Baby”). Lavorando sul set, l’attrice protagonista Katharine Hepburn ha l’abitudine di indossare pantaloni. Quando i responsabili le chiedono di smettere di indossare pantaloni, lei rifiuta. Di tutta risposta, le fanno sparire i pantaloni dal camerino. Problema risolto? Ebbene no. Infatti, Katharine, imperturbabile, inizia a girare per il set indossando solo gli slip. E, in poco tempo, magicamente i suoi pantaloni ricompaiono. Dobbiamo a lei la diffusione dei pantaloni a gamba larga (wide-leg), una rara combinazione di libertà di movimento e glamour.

Dice Katharine Hepburn:

Mi piace muovermi velocemente, e farlo indossando tacchi alti è difficile, e tacchi bassi con una gonna non stanno bene. Così subentrano i pantaloni.

Come darle torto?

Assieme a Katharine Hepburn, un’altra pioniera che ha aperto il guardaroba maschile anche alle donne, rompendo schemi e convenzioni, è stata l’attrice Marlene Dietrich.

Marlene Dietrich nel film “Marocco”

Facciamo un salto nel 1965. Lo stilista Yves Saint Laurent usa l’immagine di Marlene Dietrich del film Marocco per ispirare la sua giacca da smoking. Una grande rivoluzione, quasi uno scandalo. Ma il resto è storia.

E, poi, dall’armadio dell’uomo sono continuati ad arrivare tantissimi altri capi d’abbigliamento e accessori: blazer, cardigan oversize, cappelli, bretelle e cravatte… dimostrando come, anche attraverso abiti maschili, si possa affermare la propria femminilità.

Valentino SS2023

🧠👗 Segui su Instagram (@michelaformicone) #PsicoFashion, la rubrica dedicata all’incontro tra il mondo della Moda e quello della Psicologia, intesi in senso ampio.

Lascia un commento